IL COMUNE REPLICA AL PD SUL FOTOVOLTAICO

L’Amministrazione comunale di San Felice sul Panaro esprime sconcerto e incredulità di fronte allo strumentale attacco del Pd sanfeliciano sulla restituzione di circa 900 mila euro al Gse, Gestore dei Servizi Energetici.

«Su un argomento del genere – sostiene l’Amministrazione comunale – ci saremmo aspettati che si facesse fronte comune, vista la gravità della situazione. Abbiamo evidentemente sopravvalutato l’opposizione.

Non ce ne stupiamo più di tanto, dato che sono quelli che governando San Felice hanno regalato ai loro cittadini un debito di più di 18 milioni di euro (interessi compresi), facendo di San Felice il Comune più indebitato dell’intera Area Nord.

Che anche i Comuni rientrassero nella delibera di Arera (Autorità di regolazione per energia reti ed ambienti) che impone ai produttori di energia (il Comune di San Felice possiede otto campi di fotovoltaico) di restituire tutti gli introiti realizzati, fino al 31 dicembre 2022 e retroattivamente fino al 1° febbraio 2022, lo si è saputo con certezza solo l’8 luglio 2022.

E non è stato un fulmine a ciel sereno solo per il Comune di San Felice, ma lo è stato anche per gli altri circa mille Comuni italiani che si trovano nelle nostre condizioni, con alcuni dei quali siamo in contatto studiando insieme possibili strategie.

Confidiamo inoltre nell’aiuto di Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), sempre attenta nella difesa dei Comuni, perché questa vicenda trovi la giusta soluzione.

Era quindi impossibile coinvolgere e informare la minoranza prima, dato che non lo si sapeva.

Il Comune si sta muovendo in varie direzioni e ha scritto anche al Presidente del Consiglio chiedendo un suo intervento, visto che gli introiti dell’energia vengono utilizzati per far funzionare la macchina comunale ed erogare servizi e non certo per generare utili.

In conclusione ricordiamo al Pd di San Felice che in Italia i Comuni sono circa 7.900. A firmare l’appello per Draghi sono stati 1.300 sindaci (circa il 16,5 per cento).

Tutti i non firmatari erano dello stesso colore politico? Semplicemente si era voluto rispettare una scelta difficile e dolorosa, senza pretendere di “tirare per la giacca” un Presidente del Consiglio che aveva già capito, come poi si è dimostrato, che la sua avventura alla guida del Governo era conclusa».

 

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